La cefalea tensiva

Cosa è la cefalea tensiva

La cefalea tensiva è una particolare e diffusa forma di cefalea. E’ caratterizzata da un dolore sordo, persistente, solitamente non pulsante e di lieve-moderata entità, che può interessare la regione posteriore della testa (nuca), la regione frontale, il vertice.

La durata degli attacchi dolorosi è piuttosto variabile: nelle cosiddette forme episodiche il dolore dura da qualche decina di minuti fino a 5-7 giorni. Si parla di episodica infrequente si si ha meno di una crisi al mese, di episodica frequente se si arriva fino a 15 episodi.
Nelle forme croniche, invece, il dolore può durare settimane o mesi (>15 attacchi/mese) e assumere caratteristiche di continuità.

Il dolore insorge solitamente in seguito a situazioni o eventi stressanti, mentre nelle forme croniche di solito è presente già al risveglio (“ho dormito male” è di solito il primo pensiero) e si trascina per tutta la giornata.

Come già detto, il dolore è di solito di entità moderata o lieve, di tipo compressivo o gravativo (come un peso) e che interessa prevalentemente la regione nucale (occipitale); non è infrequente l’estensione del dolore a fascia (il classico “cerchio alla testa“), a tutto il cranio (olocranica o “a casco”), al collo e alla radice delle spalle.

Cefalea Tensiva
Cefalea Tensiva

Cause e fattori scatenanti

Lo stress psicofisico rappresenta indubbiamente uno dei più importanti fattori scatenanti, tanto che in passato questa forma veniva detta “cefalea muscolo-tensiva” o “da stress”. E’ verosimile che la tensione (continua contrazione) muscolare non sia l’unico fattore in gioco, ma che subentri anche una alterata sensibilità ed elaborazione degli stimoli dolorosi in ingresso a livello del sistema nervoso centrale.

Oltre allo stress, tra i fattori scatenanti troviamo:

  • cattiva postura, al lavoro o durante il riposo notturno
  • l’ansia e le sindromi depressive, che hanno una importante azione destrutturante sul sonno, sull’alimentazione e sulla postura
  • l’abuso di farmaci (vedasi cefalea cronica)
  • il bruxismo e alterazioni dell’occlusione/ATM, che determina una anomala contrazione del muscolo temporale

Terapia della cefalea tensiva

La terapia dell’attacco acuto nelle forme episodiche prevede l’utilizzo di farmaci antinfiammatori e analgesici (ibuprofene, paracetamolo, desketoprofene, acido acetilsalicilico). In casi selezionati è possibile associare un miorilassante.

Nelle forme croniche diventa invece fondamentale una terapia profilattica, mirata alla riduzione del numero di attacchi e alla conversione della cronicizzazione.
La categoria di farmaci più idonea a questo scopo è quella degli antidepressivi (in particolare l’amitriptilina), solitamente utilizzati a dosaggio più basso rispetto a quanto previsto per il trattamento della depressione. L’amitriptilina in gocce (Laroxyl, un farmaco triciclico) è di solito ben tollerata e facilmente scalabile e adattabile a ciascun paziente. Da non sottovalutare, inoltre, l’effetto stabilizzante sul sonno di questa classe di farmaci. Il loro effetto comunque non si limiterebbe ad una azione miorilassante/stabilizzante: a livello centrale è possibile che riescano a riequilibrare gli squilibri nell’elaborazione delle informazioni sensoriali e dolorose. Un analogo effetto è stato descritto con alcuni SSRI.

Prima di iniziare la terapia è comunque indispensabile sentire il parere dello specialista, anche al fine di un adeguato inquadramento diagnostico.

Terapie complementari

Nel trattamento delle forme episodiche e croniche possono essere d’aiuto anche le terapie complementari, come ad esempio:

  • la fisioterapia (specie se si associa una patologia del rachide cervicale)
  • la terapia comportamentale (psicoterapia, tecniche di rilassamento e biofeedback),
  • adeguata attrezzatura sul lavoro (sedie, scrivania e monitor a norma)
  • igiene del sonno
  • l’agopuntura