Malattia di Parkinson: dall’intestino al cervello

Gli esperimenti sui topi condotti alla Johns Hopkins Medicine hanno dimostrato come la proteina neurotossica alfa sinucleina – α-syn, associata alla Malattia di Parkinson, abbia origine in realtà a livello delle cellule intestinali, dalle quali migrerebbe verso il cervello attraverso il nervo vago. La pubblicazione “Transneuronal Propagation of Pathologic α-Synuclein from the Gut to the Brain Models Parkinson’s Disease” è stata pubblicata il 26 giugno 2019 sulla rivista Neuron.

I ricercatori sono ottimisti sul fatto che questa scoperta potrà un giorno condurre a nuove terapie per rallentare la progressione della malattia, se non addirittura prevenirla del tutto.

“Si tratta di una scoperta eccitante in questo campo, che ci presenta nuovi obiettivi di intervento precoce per la malattia” dice l’autore Ted Dawson.

I nuovi elementi vanno ad aggiungersi a una serie di evidenze del passato (alcune risalenti al diciannovesimo secolo) che legano il Parkinson ad una qualche alterazione del transito intestinale. James Parkinson stesso, nel descrivere la “paralisi agitante”, si accorse che questi pazienti soffrivano spesso di stipsi: risolvendo il quadro intestinale si aveva un temporaneo miglioramento dei sintomi.

Nei primi anni duemila, Heiko Braak della Johann Wolfgang Goethe University si accorse che. nei pazienti con Parkinson, le porzioni del sistema nervoso centrale dedicate al controllo delle viscere mostravano un accumulo abnorme di alfa-sinucleina.

Malattia di Parkinson: neuroni umani con corpi di Lewy (in rosso)
Malattia di Parkinson: neuroni umani con corpi di Lewy (in rosso)

Attraverso una serie di esperimenti nei topi, Dawson e i colleghi sono stati in grado di dimostrare che l’alfa sinucleina patologica può arrivare al cervello attraverso il nervo vago. Attraverso un intervento di “vagotomia“, ovvero di recisione del n. vago, è possibile impedire questa migrazione limitando in tutto o in parte le manifestazioni cliniche.

Il prossimo passo sarà quello di capire quali porzioni del nervo vago sono effettivamente responsabili e che cosa è possibile fare per attuare una adeguata e concreta strategia di prevenzione.