Terapia farmacologica Alzheimer: lo stato attuale.

In una revisione Cochrane del 2006 (in attesa di aggiornamenti con un nuovo protocollo) è stata validata l’efficacia degli inibitori dell’aceticolinesterasi nella Terapia della Malattia di Alzheimer.
Dalla loro prima introduzione nel 1997, sono stati considerati da molti specialisti come la terapia di prima linea nelle forme lievi-moderate di Alzheimer.

Questi farmaci, pur avendo proprietà farmacologiche lievemente diverse tra loro, hanno tutti la funzione di inibire un enzima dal nome un po’ difficile: l’acetilcolinesterasi.

Questo enzima ha una funzione ben precisa: degradare ed eliminare l’acetilcolina. Se blocchiamo la sua azione, l’acetilcolina, che è un neurotrasmettitore, diventa quindi maggiormente disponibile.

Cosa è un neurotrasmettitore? Un neurotrasmettitore è una sostanza che si occupa di trasmettere le informazioni da un neurone all’altro. E l’acetilcolina, nella fattispecie, è particolarmente utile a livello di quei neuroni che si occupano della nostra memoria.

Quel che possono fare questi farmaci, dunque, non è tanto impedire la progressione della malattia (curare l’Alzheimer, o meglio guarire il paziente, non è ancora possibile), quanto limitare e ridurre le sue manifestazioni, almeno per qualche tempo.

Alzheimer: farmaci

Terapia farmacologica Alzheimer: che fare allora? I risultati della revisione Cochrane sono stati ottenuti analizzando dieci studi con trattamenti di 6 mesi a base di donepezil (Aricept, Memac), galantamina (Reminyl), rivastigmina (Exelon) in pazienti con Alzheimer di media, moderata o grave entità.

E’ stato quindi descritto e documentato un miglioramento delle funzioni cognitive e della capacità di svolgere attività quotidiane. Alcuni dei pazienti, però, hanno abbandonato gli studi per l’insorgenza di effetti collaterali tipici di questa categoria di farmaci, tra i quali:

  • nausea
  • vomito
  • diarrea

Non è stata rilevata differenza significativa nell’efficacia tra le molecole donepezil, galantamina e rivastigmina, che possono quindi essere considerate sovrapponibili. Di queste, tuttavia, solo la rivastigmina (Exelon) è stato approvato per contrastare la demenza in pazienti con Malattia di Parkinson.

Terapia Alzheimer
Terapia Alzheimer

Occorre comunque tener conto delle possibili interazioni ed effetti di questi farmaci sul sistema cardiovascolare, dato che l’acetilcolina è presente in modo significativo anche a livello del cuore.

L’effetto principale è di tipo cardioinibitore, ovvero riduce la frequenza cardiaca (effetto bradicardizzante) e la variabilità da battito a battito (intervallo R-R), mentre può a livello sistemico può determinare un incremento della pressione sanguigna, specie diastolica.

Sebbene in soggetti sani questi effetti possono essere trascurati, occorre prestare la massima attenzione in soggetti cardiopatici o ipertesi.

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Il Dott. Davide Borghetti, Neurologo – Pisa, coordinatore del progetto Voxelmind, si occupa di disturbi cognitivi e demenze. Per prenotare una visita domiciliare, è possibile chiamare lo 050 7917387 – Per prenotare una visita in studio, anche con i neurologi del gruppo, cliccare qui.