Emianopsia Omonima: cosa è, come si cura

Cosa è l’emianopsia omonima?

L’emianopsia omonima è una particolare forma di emianopsia. Questa si verifica nel momento in cui si va incontro alla perdità della visione di una metà del campo visivo. Il prefisso “emi-” fa riferimento proprio a questa metà. Il campo visivo può essere definito come quella parte di mondo esterno che viene raccolta, e dunque vista, dai rappresenta tutta quell’area di mondo esterno che è visibile ai nostri occhi quando li teniamo fissi in un punto. Più è ristretto il campo visivo, minore è la quantità di mondo che riusciamo ad osservare nello stesso momento.

Il campo visivo, che in soggetti sani presenta solo una minima variabilità, può ridursi in caso di malattie particolari. La compromissione di un quadrante o di una metà del campo visivo rappresentano due tra le più ricorrenti anomalie campimetriche su base neurologica.

Nell’emianopsia omonima il deficit interessa la stessa metà del campo visivo in entrambi gli occhi. Nel caso di una emianopsia omonima sinistra, ad esempio, sia l’occhio destro (con la metà nasale del campo visivo) che l’occhio sinistro (con la porzione di campo visivo in prossimità della tempia) saranno alterati. Al contrario, una emianopsia omonima destra interesserà la metà nasale del campo visivo dell’occhio sinistro e la metà temporale dell’occhio destro. L’immagine sottostante illustra, in modo molto più immediato rispetto a quanto descritto, l’eventualità di una emianopsia omonima laterale destra.

emianopsia omonima
Emianopsia omonima destra: come si evince dalla rappresentazione grafica, ciascuno dei due occhi presenta una compromissione della parte destra del campo visivo. La parte di mondo osservabile, invece, è limitata alla parte sinistra del campo visivo.

Le cause

Sebbene l’emianopsia omonima possa essere congenita, dunque già presente alla nascita, questa è più frequentemente causata da lesioni cerebrali acquisite come lesioni vascolari ischemiche, emorragie, lesioni neoplastiche, infezioni. In alcune casi essa può essere il risultato di alcune manovre chirurgiche.

Qualsiasi lesione (neoplastica benigna o maligna, vascolare) che interessa le vie ottiche nella porzione compresa tra i tratti ottici e la corteccia può causare una emianopsia omonima. Le lesioni che interessano un emisfero cerebrale hanno conseguenze sul campo visivo del lato opposto. Ad esempio una ischemia del lobo occipitale di destra determina una emianopsia omonima sinistra. Più la lesione interessa le porzioni posteriori dell’emisfero, più il deficit campimetrico è definito ed omogeneo (si dice che il difetto è congruo con la lesione). Una lesione che interessa il lobo parietale, sede dell’integrazione delle informazioni sensoriali, può determinare il cosiddetto neglect emispaziale.

L’emianopsia omonima temporanea non necessariamente è indicativa di una lesione anatomica. Si tratta ad esempio di una eventualità relativamente comune nei soggetti che soffrono di aura emicranica visiva.

Emianopsia: diagnosi

Per la diagnosi ci si affida principalmente allo studio del campo visivo computerizzato – che permette di definire e identificare il deficit campimetrico – e alle metodiche di imaging. Tra queste un ruolo fondamentale è giocato dalla TC e, soprattutto, dalla risonanza magnetica. Quest’ultima è un esame estremamente sensibile e che permette di determinare l’eventuale sede e natura della lesione. E’ importante non confondere l’emianopsia con il neglect, che è invece una sindrome caratterizzata da una mancata consapevolezza una parte (es. lato sinistro) del corpo e dello spazio circostante.

Emianopsia omonima: cure

La cura dell’emianopsia è mirata, quando possibile, a rimuovere le cause della lesione: in alcuni casi questo è possibile, in altri, purtroppo, no. Se il danno anatomico che si è instaurato è irreversibile, la terapia chirurgica non potrà essere di aiuto.

In casi selezionati, tuttavia, esiste la possibilità di trattare l’anomalia campimetrica per mezzo di una stimolazione multisensoriale. L’effetto terapeutico di queste procedure è legato ai processi di integrazione sensoriale che avvengono in strutture ben precise, come il collicolo superiore.